Una cosa che non si dovrebbe fare ovunque si vada è dimenticarsi da dove si viene. E in parte è un po’ quello che ha fatto il regista del film “Finché c’è Prosecco, c’è speranza” Antonio Padovan. Nato a Venezia e cresciuto tra Vittorio Veneto e Conegliano, nelle zone del Prosecco, da designer decide di lasciare la sua terra natale per trovare il suo posto nella Grande Mela scegliendo, solo successivamente, di dedicarsi alla sua passione per il cinema. Tuttavia il legame con la sua terra natia è forte, quelle vedute gialle e verdi rimangono qualcosa di unico nel suo immaginario e trovandosi di fronte ad un bivio non ha dubbi: quei paesaggi “poco esplorati del cinema italiano” sono lo sfondo ideale per il suo film d’esordio. Manca solo una storia, che non tarda però ad arrivare, e grazie ad un incontro fortuito con l’autore Fulvio Ervas il progetto diventa realtà, e l’omonimo libro “Finché c’è Prosecco, c’è speranza” approda al cinema: le Colline del Prosecco Superiore e le sue peculiarità diventano così protagoniste in un progetto a scala internazionale.
L’amore e il legame per la terra veneta si esprimono attraverso le riprese del territorio, vero protagonista della pellicola. Anche se qualche scena è stata girata a Venezia, questa volta sono le colline di Valdobbiadene a essere sotto i riflettori con i vigneti della Famiglia Dalla Libera e quelli di Angelo Bortolin. Nella pellicola si riescono inoltre a riconoscere luoghi conosciuti della zona di San Pietro di Feletto, come il ristorante Ca’ del Poggio famoso non solo per il prosecco, ma anche per il suo muro, tanto caro ai ciclisti, e, naturalmente, per la magnifica vista che offre.
Proseguendo sulla Strada del Prosecco in direzione Valdobbiadene, anche l’Osteria senza Oste, collocata sulla collina delle Cartizze, riesce a meritarsi un posto nel film. Già nota alle cronache culinarie per l’originale idea del proprietario Cesare De Stefani, quest’osteria ha una particolarità già intuibile dal nome: l’oste non c’è. O meglio, viene solo per rifornirla di cibo e con le bottiglie di Prosecco e Cartizze, ma saranno poi i clienti a dover farsi lo scontrino e a pagare.
Appaiono sullo schermo anche i cavalieri della Confraternita del Prosecco, riconoscibili dai loro vestiti color porpora. Attivi dal 1946, decisero di fondare questa confraternita per evitare l’abbandono dei vigneti e sostenere gli agricoltori. Oggi la Confraternita ha come obiettivo lo sviluppo e la promozione del Valdobbiadene D.O.C.G.
Come afferma anche Ervas, la storia diventa un pretesto per raccontare una parte di Veneto ed esaltarne i suoi paesaggi. Il film, uscito nel 2017 in anteprima nazionale al multisala Georges Melies di Conegliano, ha riscosso un discreto successo ed è stato inoltre protagonista di molti appuntamenti della Primavera del Prosecco Superiore.